Federico Ferretti
IL MONDO SENZA LA MAPPA
Élisée Reclus ed i geografi anarchici
pp. 250 [ESAURITO]
Élisée Reclus, geografo di grande fama e successo
editoriale ai suoi tempi, nonostante fosse proscritto dalle
università e dalla sua stessa nazione, è stato a lungo
dimenticato dopo la sua morte, e deve la conservazione della sua
memoria, nel bene e nel male, a coloro che lo hanno visto come un
antenato: in particolare gli anarchici e i geografi.
Ancora meno di Reclus sono noti personaggi come Léon
Metchnikoff, Charles Perron, o le stesse opere geografiche di
Kropotkin, ben conosciuto come militante ma sul quale quasi nessuno ha
scritto nulla dal punto di vista dei suoi studi geografici.
Questo lavoro vuole essere un tentativo, al di fuori del biografismo o
dell'agiografia, di inserire Reclus nel contesto culturale dei geografi
anarchici, visto a sua volta nell'ambito delle correnti di pensiero che
hanno fondato la geografia moderna a partire da personaggi come
Humboldt e Ritter, ai quali tuttora ci dobbiamo riferire per rispondere
alla domanda fatidica, e niente affatto banale: che cos'è la
geografia?
[Settembre 2007]
Segnalazioni e recensioni
[da A rivista anarchica n. 331]
MONDO SENZA LA MAPPA
di Federico Ferretti
Si può dire che è , Il mondo senza la mappa.
Elisée Reclus e i geografi anarchici un libro necessario. Per i
geografi e per chi ama la geografia, ma anche per chi si interessa di
anarchismo in senso ampio e non storico-ideologico.
Eliseo Reclus è un geografo troppo noto tra gli anarchici per
immaginare che si possa dire di più, ma in effetti, se ci
pensiamo, la parte della sua vita e della sua attività
scientifica prima della Comune di Parigi, rimane ai più
sconosciuta o comunque molto vaga.
Questo libro non solo ci informa su alcune vicende personali della
prima parte della sua vita, ma le inquadra in un contesto di formazione
personale, in un periodo in cui ha fatto scelte discriminanti per se
stesso, confermate poi dalla coerenza della sua vita. E grazie a questo
racconto viene recuperato l'aspetto teorico-concettuale della sua
geografia (e poi del suo anarchismo) che tanto deve al contatto diretto
con la persona e le teorie del geografo Carl Ritter. Il quale ha avuto
come studenti anche Wilhelm Hegel e Friedrich Ratzel, testimoniando
così che non basta avere "buoni maestri" perchè poi le
scelte personali seguono percorsi e storie individuali.
Qui vale la pena ricordare due degli elementi fondanti dell'approccio
di Ritter: quella "geografia comparante" che sarà una costante
reclusiana e la visione della Terra come globo e non come carta piana;
visione tipica dei cosiddetti Erdkunder: von Humboldt e Ritter. E' la
stessa visione "globale" del pianeta come tutt'uno, che porta al
volontarismo geografico anarchico, che "legge" il mondo per cambiarlo
nella sua totalità.
Da quel periodo iniziale Reclus sviluppa la sua concezione del rapporto
dinamico (quasi taoista) tra natura e esseri umani, il concetto di
Mediterraneo come area integrata di scambio, il fiume come ambiente
unitario e non divisione/separazione, l'importanza delle fasce
climatiche nelle migrazioni "orizzontali" (cioè est-ovest). Sono
nodi concettuali che nei fatti criticano la geografia lascito
millenario di Eratostene e della scuola di Alessandria, rifacendosi
piuttosto all'approccio di Strabone (e di Erodono, aggiungiamo noi).
Quello che il libro evidenzia opportunamente è il carattere
ancora aperto del dibattito intellettuale europeo di quel tempo,
direttamente riferito alle implicazioni delle recenti teorie di Darwin
e alle valutazioni personali dell'evoluzione come giungla competitiva
oppure come adattamento che è o può essere cooperativo.
In questo quadro teorico ancora in formazione le notizie che il libro
ci dà di Charles Perron, il cartografo dei 19 volumi della
Geografia Universale reclusiana, sono ancora più utili e
significativi; perché riportano in luce una figura "persa" dalla
memoria geografica e anarchica. Perron non è stato solo
cartografo/geografo, ma anche un abile "artigiano" nella costruzione
dei rilievi, quelle sezioni di territorio tridimensionali e in scala
che i più vecchi di noi ricordano essere presenti in tutte le
aule speciali di geografia/scienze naturali dei licei più
antichi e delle università. Rilievi ormai quasi del tutto
scomparsi e considerati poco più di una curiosità, mentre
il libro ci mostra quanto fossero attuali e oggetto di forte dibattito
intellettuale nell'aspra battaglia che a fine ottocento si stava
combattendo tra la geografia "globale" (cioè riferita al globo
tridimensionale) e la carta bidimensionale, normativo-simbolica.
Quest'ultima, poi, risultata vincente in parallelo al consolidarsi
dello stato e della sua pretesa di controllare tutto il territorio
entro i confini, tracciati sulla carta piana per segnare il possesso a
prescindere dalla conformazione de territorio.
La visione e il riferimento al globo, nella concezione di Perron, erano
pensati per rendere più evidenti agli occhi dei giovani e di
tutti la necessità di una equa distribuzione delle risorse; che
poteva essere realizzata solo a partire da una chiara consapevolezza
della loro ineguale distribuzione e di cosa si dovesse fare per
ridistribuirle a favore dell'umanità. Obiettivo tutto politico,
come si vede, e pienamente nel solco dell'attivismo egualitario
anarchico del tempo. Un Perron, dunque, non mero esecutore di carte, ma
parte attiva nella lotta ideale all'ineguaglianza.
Ancora più interessante la parte del libro che ci ricorda
un'altra figura, Leon Metchnikoff, collaboratore di Reclus, geografo e
anarchico. Anche Metchnikoff è una figura del tutto assente
nelle memorie storiche della geografia eppure ha scritto molto, non
solo sull'Asia orientale e il Giappone che aveva visitato a lungo, ma
anche sul rapporto tra l'evoluzione sociale dei raggruppamenti umani in
relazione alle tipologie di territorio. Con un approccio che dà
valore alla natura come "altro" dall'essere umano senza scadere nel
determinismo.
Ma quello che ci hanno raccontato e ci raccontano della storia della
disciplina geografica è parziale e capzioso. E' sparita del
tutto l'ampiezza e l'interdisciplinarietà del dibattito
intellettuale a cavallo del secolo per lasciare spazio solo al
confronto tra la cosiddetta scuola tedesca di Ratzel e quella francese
di Vidal de la Blache. E così scopriamo che Metchnikoff ha
elaborato il concetto di civiltà come accumulo di apprendimento
(altro che Huntington e il suo "scontro di civiltà"!), che ha
inquadrato l'evoluzione dei gruppi umani in tre fasi storiche, in tre
tipi di raggruppamenti e in parallelo con tre tipi di spazio geografico
(fiume, mediterraneo, oceano), giungendo a conclusioni "possibiliste"
che la storia ufficiale delle disciplina attribuisce molto erroneamente
a Vidal de la Blache e più comprensibilmente a Lucien Febvre,
che però è decisamente posteriore.
Anche lui condivide la concezione "globale" di Reclus e Perron
finalizzata al compito politico e sociale dell'uguaglianza, e che vede
la geografia come conoscenza fondamentale e utile per raggiungere tale
scopo. Anch'egli fa la sua parte a favore del globo nella lotta contro
le carte piane di cui non fa uso nei suoi scritti.
La parte del testo relativa a Kropotkin è più familiare
per chi ha qualche cognizione di geografia e di anarchismo, ma l'autore
riesce a recuperare informazioni spicciole e aneddoti sulla sua vita
che riesce ad inquadrare nel suo attivismo anarchico e soprattutto
geografico, evidenziando i contatti, le collaborazioni, l'apertura
mentale del dibattito intellettuale che fa apparire quello
contemporaneo come molto più ideologico e settario. E' la
geografia accademica "moderna" che ha "normato" la geografia e
cancellato il pensiero anarchico come poco rilevante.
L'attualità di Kropotkin appare in tutta la sua ampiezza quando
si legge delle sue riflessioni circa le differenti regole di
"funzionamento" dei luoghi e dei territori determinato dagli specifici
rapporti tra territorio e gruppo umano.
La parte finale del libro, dedicata alle vicende di Reclus a Bruxelles
e alla parte finale della sua vita, recuperano informazioni
significative e utili, ancora una volta riferite alla sua continua
battaglia perchè ai giovani si insegnasse la corretta percezione
della sfericità della Terra e dell'importanza delle riproduzioni
in rilievo della superficie. Con un approccio descrittivo attento ai
fenomeni di lunga durata che si ritroverà sostanzialmente simile
nel successivo Febvre e nei più famosi e accreditati Fernand
Braudel e la scuola delle Annales.
Infine, e non è cosa da poco, è un libro bello da
leggere. Scorrevole, fluido nell'esposizione dei concetti, divulgativo.
Nella migliore tradizione anarchica.
Fabrizio Eva
[da COLLEGAMENTI WOBBLY per una teoria critica libertaria n.13, gennaio-giugno 2008]
Federico Ferretti, Il mondo senza la mappa. Élisée Reclus e i geografi anarchici
Questo interessante libro di Federico Ferretti ci introduce a un
argomento poco conosciuto e scarsamente trattato: il rapporto tra
geografia e anarchismo. E' un mondo vasto e affascinante quello che si
rivela al nostro sguardo, un intero universo da esplorare. I principali
protagonisti di questo legame, che è molto più stretto di
quanto normalmente si pensi, sono Élisée Reclus,
Pëtr Kropotkin, Charles Perron e Léon Metchnikoff. I primi
due (il protagonista della Comune di Parigi, sfuggito per miracolo alla
deportazione in Nuova Caledonia e il "principe anarchico", l'autore
delle Memorie di un rivoluzionario, entrambi membri della Prima
Internazionale) sono maggiormente noti, in particolare però come
esponenti del pensiero e del movimento anarchico. Su Reclus geografo se
ne sa qualcosa in più, ma la conservazione della sua memoria
è dovuta in misura ben più ampia alla sua eroica
biografia e alle sue opere sull'anarchismo piuttosto che alla sua
attività di geografo, che pure ebbe un successo notevole ai
tempi in cui visse. Allo stesso modo le opere geografiche di Kropotkin,
esploratore in Siberia e in Manciuria, sono quasi del tutto ignorate. E
i due protagonisti rimanenti? (Perron era un cartografo ginevrino,
militante pure lui dell'AIL, Metchnikoff un esule russo di origine
ebraica, garibaldino, poi attivo nell'Internazionale, autore di
numerosi viaggi tra cui un'intera circumnavigazione del globo).
Più o meno interamente da scoprire.
L'opera di Ferretti viene quindi a colmare una lacuna e a sanare un
ingiusto silenzio. Grazie a questo libro arriviamo a conoscere non
soltanto l'intensa e feconda attività scientifica di questi
studiosi, svolta quasi sempre in situazioni di difficoltà
estrema e in mezzo a mille tipi di ostacoli a causa delle loro idee e
della loro attività politica, ma tutt'altro che in isolamento o
distaccati dalla comunità scientifica e dal dibattito
disciplinare, ma abbiamo anche l'occasione di renderci conto di quanto
vi sia in comune tra il pensiero anarchico e la geografia moderna.
Oltre a ciò, apprendiamo quale immenso valore attribuissero,
Reclus e Kropotkin soprattutto, alla diffusione della conoscenza e
all'educazione libertaria. Essi amavano profondamente la geografia, ma
non furono geografi per soddisfazione o fama personale. Essi
desideravano che tutti potessero accostarsi alla disciplina geografica,
e in particolare con quell'atteggiamento nei confronti del mondo che
appartiene ad ogni uomo libero. La geografia non può che essere
geografia sociale, ritenevano, storia della terra e degli uomini e del
loro legame indissolubile. Le barriere non devono essere abbattute
soltanto all'interno della comunità umana, eliminando le
ingiustizie sociali ed economiche, ma anche nell'ambito dello stesso
approccio geografico: la Terra è un globo, è viva e
dinamica, questo ci hanno trasmesso con le loro opere, non è
possibile studiarla in modo serio e completo riducendola a quel piano
di due sole dimensioni che è la carta geografica, che oltre a
rappresentarcela in modo piatto, statico, artificioso ed errato traccia
linee divisorie, limiti e confini. Non abbiamo il diritto di ridurre la
Terra a nostra immagine e somiglianza, sostenevano, assoggettandola
alla nostra visione gerarchica delle cose. Perfino quelle che vengono
solitamente considerate barriere naturali, i fiumi, i laghi, i mari, le
catene montuose e le foreste, sono invece per questi geografi elementi
di rapporto e di unione. La geografia ha inoltre un importante legame
con la storia. La storia dell'uomo è la storia dell'ambiente che
lo ospita, e viceversa. Assistiamo in ogni caso a un grande e
interessantissimo esempio di integrazione tra scienze dell'uomo e
scienze della natura.
Quali sono dunque i tratti più importanti e significativi del
lavoro di Reclus e dei suoi compagni? Alcune parole chiave possono
darcene l'idea: rete, movimento, métissage, geografia sociale,
geografia comparata, unità, globalità e spessore del
mondo, educazione, giustizia, solidarietà, rapporti dinamici tra
gli uomini e gli ambienti fisici, mobilità degli uomini e delle
idee sulla superficie della Terra. Con una grande e costante attenzione
dedicata agli uomini e alle società, ai rapporti economici,
sociali, politici, dimostrando inoltre l'inutilità dei dibattiti
sull'esistenza delle differenti razze umane e l'incongruenza delle
divisioni regionali e delle frontiere politiche che gli stati-nazione
vogliono far passare per naturali. La Terra è
caratterizzata dalla sua unità e dall'unità dei suoi
abitanti: è questa la geografia che Reclus e i suoi compagni
intendono far conoscere, far crescere e diffondere. L'autore analizza
il rapporto tra i geografi anarchici e le correnti di pensiero che
hanno fondato la geografia moderna, a partire da Humboldt e Ritter, che
Reclus conobbe personalmente e che considererà sempre il suo
grande maestro. Il libro ci racconta nel dettaglio le vite e le opere
di questi geografi, e fino all'ultima riga non cesseremo di restare
ammirati e di sorprenderci di quanto sia stata intensa e generosa la
loro attività, di quante migliaia di pagine abbiano scritto, di
quanto abbiano viaggiato e non soltanto a causa dei loro numerosi esili
politici e quanto abbiano donato di se stessi, con un'energia
inesauribile e senza riserve. Ci colpirà inoltre l'immeritato
oblio in cui così a lungo è rimasto un contributo tanto
prezioso. Attraverso lo studio della geografia e la produzione delle
loro opere (in stretta collaborazione gli uni con gli altri), Reclus e
gli altri geografi hanno inteso soprattutto comunicare agli studenti,
agli allievi diretti, per quanto riguarda Reclus, e ai lettori
contemporanei e futuri, un grande e fondamentale messaggio di
emancipazione e libertà, in perfetta sintonia con quelli che
furono i loro ideali e le loro scelte di vita. Un messaggio che non ha
perduto la sua attualità, e che oggi più che mai abbiamo
tutti il bisogno e il dovere di conservare e trasmettere.
Silvia Ferbri
http://blog.mondediplo.net/2007-11-11-Elisee-Reclus-le-geographe-qui-n-aimait-pas-les
http://blog.mondediplo.net/2007-11-13-Le-monde-sans-la-carte
Nel numero 98 del mensile libertario "Cenerentola" una recensione di Alberto Lipparini. www.cenerentola.info
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